Museo Poldi Pezzoli
La casa delle meraviglie
Il Museo Poldi Pezzoli a Milano è un’elegante residenza aristocratica milanese del XIX secolo in cui è esposta la meravigliosa collezione del suo antico proprietario: il nobile collezionista milanese Gian Giacomo Poldi Pezzoli (1822-1879).
Aperta al pubblico nel 1881, amatissima sia dai milanesi che dal pubblico internazionale, la casa -museo incanta non solo per il fascino degli ambienti, che evocano le epoche del passato dal Medioevo al Settecento fino all’Armeria reinterpretata dall’artista contemporaneo Arnaldo Pomodoro, ma anche per la varietà e ricchezza delle raccolte.
Diverse stanze che raccolgono capolavori di pittura, sculture, tappeti, pizzi e ricami, armi e armature, gioielli, porcellane, vetri, mobili, orologi solari e meccanici: oltre 5000 oggetti straordinari, dall’antichità al XIX secolo, immersi in una atmosfera magica.
Lascio a voi scoprirle tutte e 25 (sala dei Pizzi, salone dell’affresco, galleria dei ritratti, sala Trivulzio,….) proseguo citandone solo alcune, quelle che più mi hanno affascinata.
Studio dantesco
La casa museo Poldi Pezzoli fu quasi completamente distrutta dai bombardamenti aerei del 1943
Rimase integro in buona parte solo il gabinetto dantesco, un piccolo scrigno di arte eclettica, che fungeva da studiolo privato di Gian Giacomo Poldi Pezzoli, il quale qui teneva le opere più preziose delle sue raccolte, accumulate nelle quattro vetrine.
L’ambiente si ispira al Medioevo e a Dante, raffigurato negli affreschi e nelle vetrate delBertino. Nella stanza spicca, oltre la triplice vetrata dipinta, un fastoso camino bronze. Sopra il camino si erge una caminiera in bronzo decorata con fitti racemi.
Si dice che il nobiluomo morì proprio in questa stanza e la leggenda narra che lo trovarono morto soffocato dalla sua cassaforte mentre era intento a contemplare i suoi tesori.
Sala nera
La sala fu ideata entro il 1855 da Luigi Scrosati e Giuseppe Bertini come uno scrigno in cui incastonare il grande polittico fiammingo. Allo stile del ‘Rinascimento del Nord’ si ispiravano le decorazioni dell’ambiente che ebbe anche la fuzione di salotto. Era chiamato anche Sala nera per il rivestimento in ebano delle pareti e del soffitto, purtroppo distrutto nel 1943.
Si sono invece conservate le porte e i raffinatissimi mobili (tavoli, sedie), ideati appositamente da Giuseppe Bertini e realizzati da Giuseppe Speluzzi, Luigi Barzaghi e Pietro Zaneletti tra il 1855 e il 1880.
Sala degli orologi
Una ricchissima collezione di orologi meccanici dal XVI al XIX secolo, una delle più importanti collezioni italiane di orologeria antica.
La sala è stata inaugurata nel 1973 e riallestita completamente nel 2015. Ai pochi ma notevolissimi pezzi acquistati da Gian Giacomo, si aggiungono nel 1973 la corposa donazione di Bruno Falck, magnate dell’acciaio, che offre 129 esempi di orologi meccanici.
La collezione aumenta nel 1978 con gli orologi solari di Piero Portaluppi e nel 2017con la ex collezione di Luigi Delle Piane.
Sala d’armi
Gian Giacomo Poldi Pezzoli fu un grande collezionista di armi antiche e la Sala d’Armi fu il primo ambiente della casa-museo a essere allestito.
La sala come la vediamo oggi è stata realizzata nel 2000 dal grande artista Arnaldo Pomodoro.
Si trovava in origine al primo piano, e aveva un sontuoso arredo neogotico, realizzato fra il 1846 e il 1851 dal pittore-scenografo Filippo Peroni (che lavorò per il Teatro alla Scala). L’effetto teatrale dominava l’ambiente, affollato di stendardi, armi, armature, trofei, vetrine e manichini
L’ambiente fu completamente distrutto durante la seconda guerra mondiale e la collezione trasferita al piano terreno.
Oggi al centro del drappello in fondo alla sala troviamo la splendida armatura (1600-1610) appartenuta forse alla famosa famiglia Colleoni di Bergamo. Decorata in oro e argento, è molto diversa dalla semplice armatura da fante (1580 circa) .
L’armatura in alto (1560-1570) è “da campo aperto”; veniva usata nelle giostre che si svolgevano appunto in campo aperto, ossia senza uno steccato che dividesse i due contendenti. La giostra era la gara in cui un cavaliere cercava di far cadere da cavallo l’avversario
L’elmo lo soffocava, gli limitava la visuale e lui deve vedere lontano. Lo scudo era pesante, gli sottraeva equilibrio e il suo bersaglio è molto lontano. Gli elmi raccolti da Gian Giacomo Poldi Pezzoli sono più di 200, di forme e modelli diversi, databili dal XIV al XVII secolo Tra questi, la celata veneziana del 1460 circa, con l’apertura a T che lasciava scoperti solo gli occhi, il naso e la bocca; e le barbute, con i forellini a cui si poteva agganciare una maglia di ferro per proteggere il collo e le spalle.
Con la sua famosa armeria il Museo Poldi Pezzoli è tra le case-museo più importanti di Milano e una tappa obbligata per gli amanti dell’arte, da vedere assolutamente anche la casa Museo Bagatti Valsecchi.