Cascina Pozzobonelli
Una costruzione datata 1492, testimonianza del nostro passato
Oggi ci troviamo in via Andrea Doria dove si trova la Cascina Pozzobonelli (o quel che ne rimane).
Mi piace andare alla ricerca di testimonianze del nostro passato che spesso sono nascoste o si “confondono” con il contesto attuale, e ci raccontano come è cambiata Milano nel corso degli anni.
I resti di questa cascina sono estremamente visibili e nonostante questo pochissimi ( in percentuale, ovviamente) si sono resi conto, passandole davanti, di osservare una costruzione datata 1492, ossia lo stesso anno in cui Cristoforo Colombo arrivò in America.
Ciò che rimane non è tutte la cascina, ma solo una cappella, coi disegni geometrici e floreali, i santi e i profeti, ma purtroppo molte figure sono ormai irriconoscibili. Si trattava di un piccolo capolavoro di architettura bramantesca.
Questa costruzione occupa una superficie discretamente estesa all’interno di un’area recintata in un isolato oggi occupato da alberghi, il cui cortile è appositamente sagomato per accogliere la cappella e il porticato.
La cascina deve il suo nome alla famiglia di Gian Giacomo Pozzobonelli, antica famiglia patrizia milanese, che aveva edificato in quest’area la propria “residenza fuoriporta”, forse sul luogo di un preesistente convento, non dimentichiamoci che cinque secoli fa si era già abbondantemente fuori dai confini cittadini. Pare che le terre dei Pozzobonelli si estendessero fra gli attuali Melchiorre Gioia e Settembrini.
Con l’espansione di tardo Ottocento, le aree periferiche di Milano che fino a quel momento erano dette dei “Corpi Santi” furono inglobate all’interno del tessuto cittadino: erano aree dedicate all’agricoltura, dotate di eccellenti sistemi di irrigazione, grazie alla presenza dei navigli. Ed è qui che sorgeva anche la cascina Pozzobonelli.
La cascina era costituita da un palazzo a pianta rettangolare con due ampi cortili e vasti saloni. Dal corpo centrale della cascina si dipartiva un portico a dieci arcate (di cui solo 4 sono rimaste oggi come testimonianza) terminante con una cappella ottagonale, unica parte dell’edificio giunta fino a noi.
La proprietà cominiciò ad andare in rovina alla morte del cardinale Giuseppe Pozzobonelli avvenuta il 27 aprile del 1783.
Il 1885 è la data d’inizio del percorso che porterà a un declino della struttura fino al restauro contemporaneo. La gran parte degli ambienti, infatti furono demoliti, rimasero, come sivede, un corpo centrale con una cupola sviluppata su 8 vele e 4 campate dell’originale portico. Sono gli anni del riassetto della città, nel 1898 ci fu l’apertura di via A. Doria, nel 1907 iniziarono i lavori per la nuova Stazione Centrale.
Una curiosità in relazione agli affreschi presenti nel portico: sembrerebbe che Luca Beltrami (architetto e storico, 1854 – 1933), per il restauro del Castello Sforzesco e per la costruzione della Torre del Filarete (inaugurata nel 1905), si avvalse proprio dei graffiti ritrovati all’interno dei resti della Cascina Pozzobonelli.
Alcuni di questi raffiguravano proprio il Castello Sforzesco nella sua architettura originale, quindi dotato anche della Torre del Filarete, torre che fu edificata inizialmente nel 1452 circa da Filarete (architetto toscano) e che crollò a seguito di un’esplosione nel 1521 ( provocata da un fulmine o a causata dal “Bombarda” vi ricordate di lui….se non sapete chi è questo è il link : Il Bombarda.) Ad essi si ispirò appunto Luca Beltrami.
Nel 1943 durante i bombardamenti bellici della Seconda Guerra Mondiale fecero crollare la prima campata del portico verso la cappella che venne, per fortuna, prontamente messa in sicurezza e restaurata al termine del conflitto mondiale.
Nella stessa epoca la potente famiglia dei Pozzobonelli faceva edificare, sempre in forme rinascimentali di stampo bramantesco, l’omonimo palazzo in Via dei Piatti (vedi Palazzo Pozzobonelli-Isimbardi ).