Nel centro storico della città, all’ombra della parrocchiale di Santo Stefano, su un terreno dove nel Medioevo sorgeva un cimitero, vi è un luogo dai tratti macabri e misteriosi. È la piccola chiesa medioevale di San Bernardino alle Ossa, un antico ossario costruito nel 1268 dalla Confraternita dei Disciplini, un movimento laico, del XII secolo, che si dedicava al culto dei morti e all’espiazione dei peccati tramite l’autoflagellazione.
Uno stretto corridoio subito alla destra dell’ingresso della chiesa permette di accedere alla cappella ossario. Si tratta di un piccolo ambiente a pianta quadrata, impreziosito da un altare, costituito da pregiati marmi con gli emblemi della passione di Cristo, e una nicchia con la statua della Madonna Addolorata inginocchiata presso Gesù morto.
La volta è affrescata da Sebastiano Ricci, precursore del Tiepolo, che introduce la pittura veneta barocca a Milano.
Nell’impianto decorativo che si snoda lungo le pareti, sulla trabeazione e sull’altare, migliaia di teschi, tibie e altri resti umani, trattenuti da una retina, compongono fregi e disegni, molte sono disposte a formare enormi croci e la lettera “M” di Maria, creando un forte contrasto con i fondi neri dei muri. E, in alto, i crani che osservano in silenzio i fedeli e i turisti. Tutto questo accade a Milano, da molti, moltissimi anni.
Si scosta nel panorama delle chiese milanesi per la particolarità delle decorazioni, uniche nel loro genere. La cappella ossario dedicata a San Bernardino (XIII- XVII sec) che serviva il vicino ospedale della Cà Granda è di fatto interamente rivestita di crani provenienti dai cimiteri aboliti nel XVII sec.
Ma secondo alcune leggende, le ossa apparterebbero ai cristiani che, guidati da Sant’Ambrogio, morirono nella battaglia contro gli Ariani; mentre secondo altri qui riposerebbero i milanesi morti durante l’invasione dei Goti nel VI secolo d.C. e, secondo altri ancora sarebbero le ossa dei morti di peste.
Un’altra leggenda narra che il 2 novembre, giorno dei morti, una bambina, i cui resti si trovano presso l’altare dell’ossario, torna a vivere trascinando gli altri scheletri in una danza macabra.
Concludo con una curiosità: la chiesa fu per lungo tempo sede della confraternita dei formaggiai tanto che al suo interno c’è una tela cinquecentesca raffigurante San Lucio, loro protettore.