3 dimore storiche di Milano e i loro cortili nascosti
C’è una Milano bellissima dietro i portoni chiusi
Il titolo ” 3 dimore storiche di Milano e i loro cortili nascosti” dice già tutto!
Eccoci al primo appuntamento di un percorso che ci porterà alla scoperta di tesori che la città di Milano ci tiene nascosti. C’è una Milano bellissima dietro i portoni chiusi, fatta d’interni e giardini segreti. C’è, ma spesso non si vede!
Questa prima uscita ci farà conoscere 3 dimore storiche di Milano di solito inaccesibili come i loro cortili:
- Chiostro trivulazino
- I cortili di palazzo Trivulzio
- Cortile degli spiriti Magni (Pinacoteca Ambrosiana)
1. Casa del Cardinale Schuster e il chiostro Trivulziano
L’edificio affonda le sue radici nella storia, riassumendo: prima del 1232 l’ordine di S. Antonio Abate si stabilì qui per gestire l’ospizio e l’ospedale che offrivano cure a coloro che erano affetti da “fuoco sacro”.
La nascita della Cà Granda pose fine all’attività degli Antoniani che, dopo l’apertura dell’Ospedale sforzesco, tornarono in Francia.
Nel Cinquecento, grazie alle nobili famiglie dei Trivulzio e dei Landriani, l’edificio fu in parte demolito e in parte trasformato, affiancando al campanile del 1456 il magnifico chiostro con fregi in terracotta di ispirazione bramantesca.
Ad eccezione del lato addossato alla chiesa, dove le arcate sono semplicemente simulate a rilievo nell’intonaco, gli altri lati mostrano ancora ampie decorazioni originali, motivi rinascimentali classici quali grifoni, teste di giovani alternate a teste barbute, scudi a testa di cavallo, festoni a foglie d’acanto
Il secondo chiostro è stato coperto nel dopoguerra, trasformandolo in un’aula.
Nel 1576 S. Carlo riscattò la commenda dai Landriani per 13.000 scudi e affidò chiesa e convento ai chierici Teatini.
L’ordine dei Teatini fu soppresso 1798 da parte di Napoleone: il convento diventò dapprima magazzino militare e dopo un anno, durante l’occupazione austro-russa, fu istituito un ufficio di polizia con carceri per rinchiudervi quei milanesi che, per essere ritenuti repubblicani, venivano accalappiati per le vie di Milano con laccio a nodo scorsoio lanciato dai russi stando a cavallo. Terminata l’occupazione restò il carcere, detto Giudicatura Correzionale Politica.
Nel 1860 fu nobilitato in Regia Pretura, funzione che mantenne fino agli anni Trenta.
Nel 1935 l’edificio venne riacquistato dalla Chiesa ambrosiana per volontà del Cardinale Ildefonso Schuster e da allora accoglie le sedi di numerose associazioni laiche.
2. Palazzo Trivulzio e i sui cortili nascosti
Palazzo Trivulzio Milano è uno dei primi esempi di architettura rococò, fu costruito in epoca medievale.
Nel Settecento, su commissione della famiglia Trivulzio, sono stati apportati notevoli cambiamenti, in parte visibili ancora oggi, su supervisione dell’architetto Giovanni Ruggeri .
Esternamente spicca il grande stemma appartenente alla casata dei Trivulzio, posto sulla cima dell’unico grande balcone, insieme a un elefantino con la proboscide alzata.
L’immenso portone invece nasconde davvero un tesoro, visibile di solito solo a coloro che sanno aspettare l’apertura del cancello. Il Palazzo infatti ha un cortile che sembra d’altri tempi,e sotto i portici sono presenti diversi reperti archeologici, come potete vedere nelle foto.
Qui è stato riposto il portone di Palazzo Mozzanica che ai tempi venne demolito per permettere la costruzione della Galleria Vittorio Emanuele II. Il bellissimo portale è stato datato al Quattrocento e la sua edificazione attribuita al Bramante.
Una scala a doppia rampa porta al salone d’onore e alle stanze interne. Ai tempi della costruzione il locale era noto anche per i suoi interni maestosi, arricchiti da opere d’arte di vario genere. Oggi molte di queste sono visibili al Castello Sforzesco insieme alla nota Biblioteca Trivulziana.
In tempi meno recenti il palazzo divenne famoso per due principali motivi: il primo erano le lussuose feste che vi si tenevano negli interni, riempiti di arredi sfarzosi, soffitti decorati, camerieri in livrea dorata ed elaborati e numerosi candelabri che illuminavano a giorno le stanze del palazzo.
Il secondo motivo di celebrità del palazzo erano le collezioni ospitate al suo interno: il primogenito di Giorgio Trivulzio, Teodoro Alessandro, fondò la Biblioteca Trivulziana; le sale erano ornate con dei bellissimi arazzi disegnati dal Bramantino raffiguranti l’allegoria dei mesi.
Sparsi per tutto il palazzo erano una serie di cimeli dall’età romana al rinascimento, dal sigillo segreto di Ludovico Sforza alla Coppa di Nerone, ma soprattutto un manoscritto di Leonardo Da Vinci, conosciuto come Codice Trivulziano. Tutti i cimeli e le opere d’arte rimasti del palazzo, sono ora esposti nei Musei del Castello Sforzesco.
Nel 1800 il palazzo diede i natali a Cristina Trivulzio, che grazie alla turbolenta relazione con Emilio Barbiano Belgiojoso, e il suo prematuro divorzio a vent’anni, fu al centro delle cronache scandalistiche di allora, provocando scalpore nella nobiltà benpensante milanese. Si trasferì in seguito a Parigi, dove frequentò i migliori salotti letterari, per poi mettersi a capo di un battaglione di volontari durante i moti risorgimentali del 1848.
3. Cortile degli Spiriti Magni
Le statue rappresentano grandi personaggi dell’antichità protagonisti della letteratura e del pensiero.
Ideato dal prefetto Giovanni Galbiati nel 1932, prende il suo nome dai versetti del canto IV dell’Inferno, dove a Dante, nel limbo, vengono mostrati appunto gli “spiriti magni”, cioè i grandi della poesia, della scienza, della cultura.È possibile leggere la citazione di Dante sulla parete frontale del cortile, dove si intravede anche quello che rimane di un affresco opera di Aurelio Luini, figlio del più celebre Bernardino.
Come in una specie di “convegno”, il prefetto Galbiati volle raccogliere le statue degli “spiriti magni” della cultura europea, antica e moderna.Vi troviamo Platone, san Tommaso d’Aquino, Dante Alighieri, Alessandro Manzoni, Chateaubriand, Goethe, Shakespeare. Vi sono poi Sandor Petöfi, letterato, poeta ed eroe nazionale ungherese; Dimitrie Cantemir intellettuale rumeno e Teofrasto Paracelso, rappresentante della cultura elvetica.